Obiettivi e filosofia

 Soc. Coop. Sociale "L'INDIVIDUO"  - Obiettivi e filosofia

Lo sviluppo della personalità in tutti i suoi diversi aspetti, indispensabile per raggiungere la piena maturità come individuo bene integrato nei vari contesti sociali, è l'obiettivo fondamentale che un buon progetto educativo deve cercare di conseguire.
La persona è il fine e non il mezzo dell’educazione.
Questo criterio richiama la necessità di stabilire un intervento educativo individualizzato e personalizzato, che rispetti la centralità attiva del soggetto, la sua irripetibilità, con i suoi bisogni ed esigenze unite alle sue potenzialità ed aspettative.
Il minore, assume un posto centrale nella realizzazione e ri-programmazione del nostro progetto educativo, in modo che ne diventi soggetto attivo e partecipante di un lavoro in costruzione e non soltanto oggetto passivo d’interventi e decisioni presi per lui. Solo così potrà sviluppare le proprie potenzialità personali per un consapevole e positivo inserimento nella comunità e nella società.
In quest’ottica, diviene necessario assicuragli concrete possibilità di sviluppo completo della personalità, in ogni suo aspetto, affinché il minore si costruisca un’immagine di sé, realistica e positiva.
L’accento viene posto sulle capacità e risorse della persona, e non sulle incapacità e manchevolezze; infatti crediamo fermamente che costruire su fondamenta solide e positive produca risultati lenti certamente ma comunque concreti e duraturi, che non costruire su basi critiche e negative, ottenendo risultati immediati si ma poco duraturi e soprattutto corrosivi dell'animo umano.
Lavorare mettendo in evidenza il positivo, produce due risultati fondamentali ed indispensabili:

  1. aumenta la fiducia in se stessi, nelle proprie capacità e possibilità future, e nella propria creatività;
  2. permette di apprezzare gli altri e vedere in loro altrettante possibilità e capacità che in sé stessi, aumentando le relazioni positive basate sulla fiducia reciproca, sulla disponibilità alla collaborazione, sulla condivisione e sulla sana competitività.

L'intervento educativo, poiché‚ finalizzato all'integrale maturazione del ragazzo, dovrà esercitare un'azione continua e costante, nel rispetto dei ritmi personali di crescita.

CONOSCERE LE ORIGINI
Esiste una duplice esigenza di educare il minore ad essere in sintonia con il suo mondo, nel rispetto della personalità, cultura e storia di cui egli è portatore;
al contempo, l’azione educativa non può essere sganciata dall’ambiente affettivo, educativo, culturale, relazionale da cui proviene.
Si offre una prospettiva ampia in cui, ogni bambino/a o ragazzo/a, può guardarsi nell’ambito della società umana, diventando attento a leggere il suo ambiente, al fine di trarre informazioni, conoscenze e strumenti per pensare e progettare il proprio futuro.
Si vuole così, aiutare i minori a prepararsi per affrontare l’avvenire che li attende. Conoscere e riconoscere la propria identità ed appartenenza, il proprio gruppo familiare ed il contesto sociale e culturale di provenienza, è fondamentale per il sano sviluppo di ogni persona e per l'acquisizione della fiducia in se stessi.
Negare e rifiutare il proprio passato, ci impoverisce e ci limita, facendoci vivere la nostra vita in maniera incompleta e quindi insoddisfacente. Invece, accettarlo vuol dire anche trasformarlo per rileggerlo in positivo, e fare della propria esperienza un trampolino di lancio per il proprio futuro.
Conoscere la realtà familiare, sociale, economica, culturale dalla quale proviene il minore, così come è importante per l’educando lo è soprattutto per l’educatore, che deve considerarla come punto di partenza rispetto alla formulazione degli interventi educativi generali e specifici.
La lettura attenta della realtà multipla, storico/culturale/sociale, di provenienza del minore, è la conditio sine qua non, affinché l’azione educativa risulti veramente efficace.
Operando in questo modo, possiamo entrare al meglio nel vissuto personale di ogni bambino/a o ragazzo/a, comprendendo punti di vista diversi, comportamenti, azioni e reazioni che a prima vista possono sembrare inaccettabili ed incomprensibili.
L’educando, viene quindi incoraggiato a tenere ancora in piedi quelle relazioni, vitali per lui (famiglia d’origine, scuola, gruppo di pari), che non siano però di danneggiamento invece che di beneficio.

INSERIRSI NEL GRUPPO
L’inserimento del minore nel gruppo deve avvenire in maniera armoniosa e positiva, nel rispetto dei suoi tempi, senza costringerlo troppo ma allo stesso tempo incoraggiandolo se il caso.
L’obiettivo è quello di fargli sperimentare la comunità come una famiglia in cui trovare affetto, serenità e tranquillità, ed in cui sviluppare gradualmente un atteggiamento di responsabilità, di disponibilità, di collaborazione e di gratitudine verso gli altri.
Comprendere il funzionamento del gruppo, la posizione che ognuno di loro occupa, i ruoli che si distribuiscono al loro interno, i diritti ed i doveri che ne conseguono, ma anche la flessibilità che il gruppo stesso deve avere per funzionare al meglio, aprendosi verso l’esterno e l’interno, aiuta l’educando ad apprendere quelle regole e modalità di vita così indispensabili per vivere bene in società.
La comunità costituisce la palestra dell'esercizio di tutte le abilità e capacità che il ragazzo potrà acquisire e potenziare (rispettare sé stessi e gli altri, lavorando insieme; partecipare le difficoltà incontrate, accettando l’aiuto dei compagni; andare incontro alle difficoltà altrui facendosene carico; confrontare le proprie idee attraverso il dialogo, ascoltando con attenzione quanto dicono gli altri ed accettando i suggerimenti dei compagni di gruppo e degli educatori).

DIVENTARE INDIPENDENTI
Il minore tende normalmente all'autonomia, poiché è un processo naturale e spontaneo;
autonomia, però, non vuol dire essere e fare da soli, al contrario l'indipendenza viene raggiunta quando l'individuo ha appreso diverse e determinate abilità, che gli consentono di fare da solo ma anche di farsi aiutare se è necessario. L’intervento educativo favorisce nel minore la capacità graduale di proseguire da solo il percorso di autorganizzazione.
Per far ciò, risulta negativo ogni atteggiamento possessivo o forma di eccessiva tutela e protezione verso il ragazzo stesso, mentre è sicuramente positivo ogni atteggiamento di incoraggiamento, fiducia, esempio ed insegnamento, che stimoli il minore ad apprendere e quindi a diventare veramente autonomo. Il ragazzo è l’oggetto e il soggetto dell’azione educativa.
La realizzazione di quest’ultima, deve vederlo protagonista partecipe, portandolo alla presa di coscienza della propria dignità, del suo ruolo nella comunità e nella società.
Quando il minore comincia a sentire che il gruppo dei pari, la famiglia, la comunità, la scuola, sono importanti per lui, allora può iniziare a comprendere quanto è importante saper collaborare, riconoscendo e andando incontro alle esigenze altrui, distinguendo il bene personale da quello comune ed individuare soluzioni, individuali e collettive, a problemi personali e comuni.
Il riconoscere e rispettare i diritti e i doveri del cittadino, il costruire il rapporto con gli altri tenendo conto delle loro opinioni, l’agire nel rispetto delle norme, passa attraverso l’esempio dell’educatore che rispetta i diritti degli altri e osserva i propri doveri, che basa le sue relazioni sull’umiltà di chi è sempre disposto ad imparare dagli altri e non solo ad insegnare, e che si comporta in maniera congrua con quello che afferma siano le norme da rispettare.

CENTRALITÁ DELL'EDUCATORE
L’educatore vive con i minori tutti i momenti della giornata, da quelli più ordinari a quelli più decisivi ed importanti, diventando punto centrale dell’azione educativa, vero tramite di tutto il progetto.
Partecipare la quotidianità, vuol dire condividere ogni aspetto, dal più bello e gratificante al più brutto e deprimente, vuol dire vivere insieme per raggiungere degli obiettivi individuali e comuni.
L'educatore, così come lo intendiamo noi, studia insieme ai ragazzi, gioca insieme, mangia insieme, ride e piange con loro.
Allo stesso tempo, l’educatore sa offrire sostegno e comprensione, ma sa essere deciso e determinante quando è opportuno, deve essere consapevole dell’importanza del suo ruolo e del suo essere “educatore”.

MOMENTI FORMATIVI DELL'EQUIPE
L’equipe vive momenti di scambio e confronto periodici, con cadenza settimanale.
L’utilità di questi incontri sta nella possibilità di migliorare continuamente gli strumenti pedagogici di principio e di metodo adeguati al proprio ruolo, alla personalità dei ragazzi, agli obiettivi educativi prefissati in favore dei destinatari dell’azione educativa sia secondo percorsi generali, sia con un’attenzione individualizzata.
L’équipe educativa è chiamata a formarsi sia nei suoi singoli membri, sia nella sua unitarietà, anche attraverso appuntamenti, individuati nell’arco dell’intero anno.

Il centro si avvale della sapiente supervisione del Dottor Luca Napoli www.lucanapoli.com

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